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Il ficus carica: albero dell’Illuminazione e molto altro

Nell’ombra della casa, sulle rive soleggiate del fiume, all’ombra del fico crebbe Siddharta. (Hermann Hesse)

 

Il ficus carica: albero dell’Illuminazione e molto altro

Il fico, dolce e succoso frutto estivo, deve il suo epiteto carica alla Caria, regione dell’Asia Minore cui si devono le sue origini. Nella tradizione antica era ricco di significati simbolici e al centro di molti racconti. Albero cosmico, simbolo di abbondanza e fecondità, di forza e di conoscenza, si racconta che un giorno fu trovato dal futuro Buddha, Siddharta Gaitama, che giunse in un bosco sacro dove troneggiava il fico degli asceti, l’Albero cosmico, detto anche Bo, e fu proprio sotto questo albero che raggiunse l’illuminazione.

Nella narrazione biblica riguardante gli episodi del peccato originale e della cacciata da Eden, si fa riferimento a misteriosi frutti, non meglio identificati, che Eva avrebbe raccolto su invito del serpente e che poi avrebbe offerto ad Adamo.
Di quale frutto stiamo parlando? Contrariamente a ciò che si pensa, non alla mela ma proprio al fico.
In una versione latina del Vecchio Testamento era infatti riportato il termine pomum per indicare il frutto raccolto da Eva. Tale termine, tradotto come mela, indica però un generico frutto e nessuno in particolare.
Fu dunque un banale malinteso sul doppio senso della parola latina pomum a far nascere e radicare la convinzione che il “frutto proibito” fosse proprio una mela.

Il fico fu protagonista anche nella leggenda di fondazione di Roma: è infatti un fico l’albero che ritroviamo sacralizzato nello spazio del foro. Il ficus ruminalis, ai cui piedi venne trovata la cesta di Romolo e Remo allattati dalla lupa, pare derivi dal latino ruma, ovvero mammella. Non a caso, se spezzato in una qualsiasi delle sue parti, quest’ albero produce un liquido bianco, simile al latte, che richiama anche visivamente l’idea di maternità e nutrimento, di riproduzione e fertilità.  Ecco perché, in seguito, la pianta venne associata alla fondazione di Roma e durante la Repubblica Romana era considerata di buon auspicio, per questo ogni qual volta la pianta moriva, veniva prontamente rimpiazzata con una nuova. Se accadeva che si seccava o pativa, ciò veniva vissuto come un segno nefasto, per cui ci si potevano aspettare le peggiori sciagure pubbliche.
Nella cultura giudaico cristiana il fico, in qualità di “albero che allatta”, finì per assumere una connotazione simbolica legata all’istinto e alla tentazione, quindi a una sessualità colpevole, evidente nel concetto biblico di caduta da uno stato di grazia ad uno stato di colpa e di espiazione.

Lo “stare seduti sotto l’albero di fichi”, frequente espressione dei testi biblici, è simbolo della pace messianica che scaturisce dalla fedeltà all’alleanza con Dio. Quando essa manca, subentrano il peccato e anche la guerra. Per questo l’infedeltà all’alleanza è indicata con l’immagine del fico spoglio e secco. «Essi hanno rigettato la parola del Signore… non c’è più uva nella vigna né frutti sui fichi; anche le foglie sono avvizzite» ( cfr. Ger 8,13; Gl 1,7).

Anche Gesù, nel Nuovo Testamento, usa il simbolo del fico spoglio e senza frutti per richiamare il popolo alla conversione dal peccato, che aveva deluso le attese di Dio e reso infecondo (Mt 21,18-22; Mc 11,12-14.20-25; Lc 13,6-9).

 

Proprietà del fico e i suoi usi

La droga, cioè la parte di pianta dotata di proprietà officinali, è costituita dai falsi frutti, dalle foglie e dalle gemme dei giovani rami.
Il decotto di fichi essiccati ha proprietà emollienti ed espettoranti contro la tosse e lenitive per le affezioni del cavo orale.

Il fico fresco, pur essendo molto dolce, contiene solo l’11-12% di zuccheri facilmente assimilabili, per un totale di appena 47 kcal/100gr, molto meno dei mandarini e dell’uva che ne contengono 70/100 gr, tuttavia di questo apporto dovranno tenere conto i soggetti diabetici o in sovrappeso. Sono presenti in esso in buona quantità minerali come il potassio, il calcio e il ferro.

Il prodotto fresco è dunque un alimento nutriente, facilmente digeribile e per questo raccomandato in infanzia, adolescenza e gravidanza, in convalescenza ed in tutte quelle attività, in particolar modo quella sportiva, nelle quali si rende necessaria una fonte di energia rapidamente utilizzabile.

I fichi freschi, infine, aiutano a regolarizzare la secrezione gastroduodenale e possono avere un effetto lassativo.

Il fico secco invece per effetto della disidratazione quintuplica il suo contenuto in fibra: tale caratteristica lo rende già di per sé un alimento eccellente nella regolazione dell’intestino stitico.

Un etto di fichi secchi copre il 20% del fabbisogno di calcio ed apporta all’organismo il 30% del ferro quotidianamente necessario; molto alto è altresì il contenuto di potassio, delle Vitamine A e B, nonché di zuccheri e proteine ed importanti sono infine le proprietà emollienti ed espettoranti. L’integrazione della dieta con fichi secchi si rende indispensabile in tutti i casi di magrezza e di stanchezza eccessiva, sia di origine fisica sia psichica.

Il gemmoderivato di ficus carica ha un organotropismo specifico su apparato digerente e sistema nervoso. Molto utile per chi soffre di   reflusso, gastriti e ulcere, colon irritabile e altri problemi a carico dell’apparato digerente, soprattutto di natura emotiva e legati a stati ansiosi e stress, ma è usato con risultati interessanti anche per trattare nevralgie, traumi cervicali e malattie cutanee come la psoriasi e l’eritema solare.

Le proprietà del gemmoderivato di fico sono attribuite alla presenza di enzimi digestivi, mucillagini, vitamine, sali minerali e cumarine.

A cura di Luisella Santangelo

 

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