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Il valore simbolico dell’ulivo

Gli dei prima o poi scompaiono, i templi prima o poi si svuotano e crollano,
ma gli ulivi restano vivi e danno frutti
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(Enzo Bianchi)

Il valore simbolico dell’ulivo

L’ulivo è considerato una pianta sacra fin dall’antichità ed è stato protagonista di molti miti.

In Egitto un’antica leggenda narra che fu Iside, divinità della Luna, della fertilità e protettrice dei defunti, nonché sorella e sposa di Osiride, dio del Sole, a donare la capacità di estrarre l’olio dalle olive. A Roma invece fu Eracle ad introdurre l’ulivo, raccolto dai confini del mondo, nel bosco consacrato a Giove, e fu Artemide ad insegnare agli uomini la sua coltivazione.

Ad Atene, sul frontone del Partenone è scolpito un episodio molto noto della mitologia greca, ovvero la creazione del primo ulivo.

La leggenda narra che era sorto tra Atena e Poseidone, dio del mare e fratello di Zeus, un dissidio per il predominio nella regione dell’Attica.
A dirimere la controversia tra le due divinità, fu chiamato Zeus, il quale, non sapendo per chi schierarsi, escogitò di sfruttare la rivalità tra i due per fare un dono prezioso agli uomini. Decise dunque che avrebbe assegnato il possesso di Atene e di tutta l’Attica a chi avesse saputo creare la cosa più utile all’umanità. La sfida iniziò dinanzi a tutti gli dei.

Poseidone, colpì con il suo tridente il suolo e da lì fece sorgere il cavallo, un animale magnifico, veloce e mai visto prima, in grado di vincere tutte le battaglie. La sua instancabile forza sarebbe stata oltremodo utile agli umani. Atena, invece, colpì una roccia con la sua lancia e fece così nascere dalla terra il primo albero di ulivo. I suoi frutti sarebbero stati in grado di illuminare la notte, medicare le ferite, offrire nutrimento, salute e forza alla popolazione. Zeus naturalmente scelse tra le due l’invenzione più utile agli uomini e la più pacifica. Benedì le foglie argentee e disse: «Questa pianta proteggerà una nuova città che sarà chiamata Atene da te, figlia mia. Tu donasti agli uomini l’ulivo e con esso hai donato luce, alimento e un eterno simbolo di pace» Atena divenne così la dea protettrice di Atene e padrona dell’Attica. L’ulivo da lei piantato nell’Eretteo, enorme, dritto e con le foglie d’argento, divenne il simbolo della pace e della prosperità e assunse carattere sacro.

 

La forza di questo albero è al centro di un episodio famoso dell’Odissea di Omero, cantato nel XXIII libro. Penelope dopo lunghi anni ritrova Ulisse, ma per essere certa della sua identità decide di metterlo alla prova. Prima di andare a letto, ordina alla serva di spostare fuori dalla stanza il letto nuziale, che Ulisse stesso aveva costruito, intagliando e scavando un albero di ulivo e che per questo era inamovibile. Solo il vero Ulisse poteva conoscere il segreto del letto. Penelope attendeva speranzosa la risposta prima di convincersi e riabbracciarlo. Alle parole della moglie Ulisse, un po’ irritato, un po’ urtato nella sua sensibilità, risponde proprio come lei sperava: «O donna, davvero è amara questa parola che hai detto! Chi l’ha spostato il mio letto? Sarebbe stato difficile anche a un esperto […] nessun vivente, neanche in pieno vigore, senza fatica lo sposterebbe, perché c’è un grande segreto nel letto ben fatto, che io fabbricai, e nessun altro. C’era un tronco con ricche fronde, d’olivo, dentro il cortile, florido, rigoglioso; era grosso come colonna: intorno a questo murai la stanza, finché la finii, con fitte pietre, e di sopra la copersi per bene, robuste porte ci misi, saldamente connesse. E poi troncai la chioma dell’olivo fronzuto, e il fusto sul piede sgrossai, lo squadrai con il bronzo bene e con arte, lo feci dritto a livella, ne lavorai un sostegno e tutto lo trivellai con il trapano. Così, cominciando da questo, polivo il letto, finché lo finii, ornandolo d’oro, d’argento e d’avorio».

Nell’episodio omerico ancora una volta l’ulivo è un simbolo, delle basi durevoli dell’amore tra Ulisse e Penelope, della loro unione sacra, duratura, preziosa, non scalfita dal trascorrere del tempo.

 

L’ulivo: proprietà e archetipi

In erboristeria questa pianta viene usata per le sue molteplici proprietà. Il fitocomplesso dell’ulivo ha comprovate azioni:

  • Anti-ipertensive
  • Ipocolesterolemizzanti, con aumento delle HDL e riduzione delle LDL
  • Anti-dislipidemicheantisclerotiche (depurazione dei vasi dall’eccesso di trigliceridi e riduzione della placche ateromatose)
  • Fluidificantianti-trombotiche: gli estratti di ulivo sono un’ottima prevenzione verso ictus, trombi e infarti, senza gli effetti collaterali imputabili agli anticoagulanti di sintesi.
  • Antiaritmiche: riduce notevolmente i rischi di rischi di aritmie
  • Ipoglicemizzanti
  • Antiossidanti

Ma c’è di più, i rimedi che contengono questa pianta parlano di essa al nostro organismo, gli infondono le sue qualità: senso di forza, radicamento, vitalità ed equilibrio, vale a dire il suo archetipo.

Nel Medioevo esisteva una dottrina chiamata “Teoria delle Segnature”, secondo la quale alle piante ma anche alle pietre si attribuivano virtù terapeutiche in base al loro aspetto, secondo il procedimento dell’analogia. Ad esempio al corallo, di colore rosso intenso, era attribuita la capacità di fermare le emorragie, allo zafferano, giallo come la bile, la proprietà di proteggere il fegato.

Questa concezione si è perpetuata nel tempo e ha improntato in un certo senso la moderna fitoterapia e la floriterapia. Il dottor Bach, ad esempio, quando iniziò i suoi studi sulle piante, ne osservava dettagliatamente le caratteristiche: il luogo di crescita, il tipo di suolo, il numero dei petali, il comportamento rispetto ad altre piante, insomma la sua gestualità, considerata un segnale per decodificare l’uso che doveva farne, secondo il concetto che la gestualità della pianta illustra lo stato emozionale della persona che si trova in squilibrio.

Per esempio, notò che l’Impatiens Glandulifera, divenuta poi uno dei 38 rimedi tra i fiori di Bach, aveva un seme che quando maturo poteva essere letteralmente “sputato fuori” dalla pianta, anche solo con un leggero sfioramento. Fu così che il medico inglese lo designò come rimedio elettivo per tutti coloro che vivono freneticamente, a cui conferisce calma e capacità di fluire con il ritmo della vita. I rimedi floreali non contengono parti della pianta, ma solo acqua che, come un nastro trasportatore, trattiene l’archetipo del fiore, la sua vibrazione e che, una volta entrato nel nostro corpo, risuona con esso e ne ripristina lo stato di salute.

Tornando all’ulivo, da quanto appena esposto, si può comprendere perché il rimedio Olive di Bach, contenendo intrinsecamente l’idea di forza, stabilità, resistenza dell’albero, sarà indicato per coloro che hanno bisogno di ritrovare l’energia, la fiducia e la voglia di lottare per i propri obiettivi. Olive li aiuterà a ritrovare i propri ritmi naturali e a gestire la giornata nel migliore dei modi.

Diceva il dottor Bach: Le divine erbe della guarigione, quelle erbe del campo poste per la guarigione, il benessere, la calma, il sollievo delle nostre preoccupazioni e dei nostri affanni ci portano più vicini alla divinità interiore. Ed è quell’aumento della divinità interiore che ci guarisce.

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A cura di Luisella Santangelo

 

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